Bucatini all’amatriciana
Ricetta tipica laziale. Semplice da preparare, la riuscita dipende dalla bontà degli ingredienti utilizzati e da piccoli accorgimenti usati durante la preparazione.
Ingredients
- bucatini - 300 g
- guanciale - 100 g
- pecorino
- pomodori S. Marzano o pelati - 6/7
- peperoncino
- olio d'oliva
- vino bianco secco
Instructions
Bucatini all’amatriciana
I bucatini all’amaticiana è un piatto che appartiene alla tradizione culinaria laziale.
Come riportato su Wikipedia, l’amatriciana o matriciana in romanesco, è un sugo che prende il nome da Amatrice, una cittadina in provincia di Rieti.
La sua antenata è la gricia, da gricio, il venditore di pane e altri commestibili, nell’antica Roma. Secondo un’altra ipotesi questo nome deriverebbe da Grisciano, paesino a pochi chilometri da Amatrice, dove la griscia viene tuttora preparata ed è in realtà l’amatriciana senza pomodoro. L’amatriciana nata in bianco, in effetti si arricchisce con il pomodoro dopo il suo avvento nel 1700.
Dell’amatriciana ci sono diverse varianti. Nella ricetta originale si sottolinea che non ci devono essere sapori forti come l’aglio e la cipolla, il pecorino non deve essere quello romano, ma quello di Amatrice perchè più delicato. Tre comunque sono gli ingredienti principali su cui tutte le interpretazioni concordano e cioè il pomodoro san marzano fresco nel periodo estivo o pelato, il guanciale dal sapore più dolce e delicato rispetto alla pancetta e il pecorino. Per il formato della pasta si può scegliere tra gli spaghetti, i rigatoni e i bucatini. Io ho preferito questi ultimi per cui ho preparato
Bucatini all’amatriciana
In una padella preferibilmente di ferro, mettere un filo di olio d’oliva con un peperoncino. Aggiungere il guanciale tagliato a cubetti.
Rosolare e aggiungere il vino. Fare sfumare e togliere il guanciale che altrimenti si seccherebbe e diventerebbe duro. Aggiungere il pomodoro tagliato a pezzetti. Nel caso di pomodoro fresco, questo dovrà essere prima sbollentato, spellato e privato dei i semi. Cucinare per pochi minuti e regolare di sale. Togliere il peperoncino e rimettere il guanciale nella padella.
Cucinare la pasta, per me i bucatini di Pasta Baronia. Scolarla e trasferirla nella teglia con il condimento. Aggiungere il pecorino e amalgamare bene gli ingredienti. Io mi sono fatta consigliare e ho usato un pecorino sardo, molto delicato.
Impiattare e servire i bucatini all’amatriciana aggiungendo in base ai propri gusti, altro pecorino e pepe macinato al momento.
La ricetta, con qualche piccola variazione, è presa dal sito Comune di Amatrice.
Giovanna quel guanciale che sfrigola,quel pomodoro ristretto…che te lo dico a fare!Da rifare gricia e amatriciana e seguo tutti i tuoi consigli chef!Un bacione tesoro,ti auguro una settimana bellissima!
a casa nostra piace molto, Marco la fa spessissimo !Un bacione
Adoro questa pasta, è sempre festa quando la porto in tavola . Un abbracio, Daniela.
A parte l’assoluta banalità della sua ricetta, nella quale ha dimenticato il pepe, mi corre l’obbligo di specificare che l’origine della gricia da lei riportata è totalmente sbagliata! Sì documenti! La parola gricia viene dai pastori del cantone dei Grigioni, che durante la transumanza portavano le pecore al pascolo sui monti dell’Appennino centrale. Portavano con loro alimenti che si potevano conservare a lungo. Ovvero formaggio di pecora molto stagionato e guanciale essiccato. I pastori abruzzesi li chiamavano “li grici”, E da essi impararono la ricetta. Lei è uno di quei blogger improvvisati che non sanno quello che dicono.
mi scusi Antonello Riva, non capisco il suo accanimento nei miei confronti, anzi se me lo vuole dire!!! Non ho dimenticato il pepe, se legge la ricetta è riportato. Io per quanto riguarda l’origine della ricetta ho indicato due ipotesi tra l’altro prese da Wikipedia, come indicato, quella che lei cita è un’altra ipotesi che in effetti avevo trovato anche io, ma da un’altra fonte, non su Wikipedia per intenderci.
Il blog è semplicemente una condivisione, nel mio caso di ricette. Lei definisce banale la mia ricetta??? Io ho semplicemente condiviso una delle ricette tipiche della tradizione culinaria italiana, laziale nello specifico, più conosciute nel mondo.
Io non mi permetto di giudicare il suo di lavoro e mi sembra presuntuoso e arrogante da parte sua giudicare quello degli altri. Sarò una blogger improvvisata che non so quello che dico, ma questo se permette è un problema mio.
Ma come uno chef che si abbassa a leggere un blog di una blogger improvvisata? Cos’è deve prendere spunto per le prossime apparizioni in tv? Ah a proposito anche i suoi passatelli in brodo cucinati per unomattina erano di un banale…..
grazie Stefania <3
ummmm deliziosi!!!! 😉
brava!!! bacione
Cara Giovanna, io adoro l’amatriciana, lo scorso anno sono stata a Roma con mio marito e da allora non me la posso dimenticare…uno dei miei piatti preferiti che tu hai realizzato benissimo, la tua ricetta mi piace tantissimo, io a Roma l’avevo mangiata realizzata proprio con il guanciale e senza aglio e cipolla..alla fine una spolverata di pecorino…buonissima, una vera goduria:))
bravissima come sempre Giovanna, complimenti:))
Un bacione:))
Rosy
Non capisco come alcune persone si prendono la briga di scrivere certe cose con arroganza e presunzione…..mah! Non ti curar di loro ma guarda e passa
Giovanna la tua amatriciana è meravigliosa pernso che sia tra i piatti più buoni che si possono preparare
un abbraccio
PS
spero di non aver fatto errori il signor Antonello Riva mi bacchetta!
Patrizia ti ringrazio tantissimo, penso che evidentemente non sia poi così impegnato!!!! Buona giornata.
Un grande classico sempre graditissimo…. molto invitante cara, bravissima!!!!
Brava Giovanna! Sono un amante della ‘matriciana e tu l’hai fatta al meglio! Baci
Giovanna, non avevo visto la discussione con il signor Antonello Riva. In certe situazioni a Roma diciamo che ‘ha pisciato fuori dal buco’. Da appassionato di questo piatto, posso invece dire che, nell’inevitabile sinteticità, sei stata molto rigorosa e precisa nel descrivere questa ricetta. Riguardo alla gricia, l’origine del nome non è certo, ma l’ipotesi che derivi da Grisciano è molto accreditata; d’altra parte nella parlata laziale e romanesca la s viene spesso ‘strascicata’, così la pronuncia di ‘gricia’ diventa quasi ‘griscia’, proprio come il paese Grisciano. Che derivi dai pastori del cantone dei Grigioni come afferma il tuo interlocutore lo ritengo assai improbabile (anche se lui ne è certo), visto che questo cantone svizzero è lontanissimo dalla zona dove è nato questo piatto; questi pastori avrebbero trovato pascoli molto più ricchi e vicini al di qua delle Alpi senza dovere arrivare fino agli Appennini dell’Italia centrale.
Scusa se intervengo di nuovo. Mi correggo: non è la “s” ma la “c” che a Roma viene ‘strascicata’. Es. tredici diventa quasi tredisci, gricia diventa griscia. Ciao